18 REGALI (2020)
Elisa, incinta, ha un controllo ecografico: è una bambina ed è perfetta. Eppure Elisa, che scopre di avere un tumore, non si sente bene. Essendo una donna incredibilmente pratica, anche perché suo marito Alessio è molto meno, Elisa mira a provvedere al futuro di quella figlia, che potrebbe non essere in grado di conoscere, al punto di pianificare i suoi 18 regali, uno per ogni compleanno , fino alla sua età. Tuttavia sua figlia Anna avrebbe accettato quei regali non come un dono d'amore, ma come un forte riscatto, o come una sorta di macabra estorsione morale. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, scapperà dal ciclo, per incontrare il destino più sorprendente: trovarsi faccia a faccia con la madre scomparsa.
Francesco Amato, produttore e co-autore (con Massimo Gaudioso e Davide Lantieri) fa del suo meglio per evitare insidie di pietismo e lacrime libere, e la sua mano (più leggera) cerca soluzioni narrative meno tradizionali e meno ingannevoli.
Anche la svolta soprannaturale della trama, che vede Anna discutere con sua madre adulta, è trattata con una certa modestia, ma comporta molta implausibilità e qualche errore logico. Soprattutto, manca il senso di vertiginosità che un essere umano può sperimentare di fronte alla versione giovanile dei suoi familiari, al contrario di quello che è un altro sottogenere (a cui appartenevano film come Peggy Sue). Alcuni elementi simbolici sono ben cuciti, come la propensione di Anna a tuffarsi all'indietro o lo scambio di scarpe tra madre e figlia, parte del percorso di crescita che Elisa e Anna hanno perso.
Francesco Amato, produttore e co-autore (con Massimo Gaudioso e Davide Lantieri) fa del suo meglio per evitare insidie di pietismo e lacrime libere, e la sua mano (più leggera) cerca soluzioni narrative meno tradizionali e meno ingannevoli.
Anche la svolta soprannaturale della trama, che vede Anna discutere con sua madre adulta, è trattata con una certa modestia, ma comporta molta implausibilità e qualche errore logico. Soprattutto, manca il senso di vertiginosità che un essere umano può sperimentare di fronte alla versione giovanile dei suoi familiari, al contrario di quello che è un altro sottogenere (a cui appartenevano film come Peggy Sue). Alcuni elementi simbolici sono ben cuciti, come la propensione di Anna a tuffarsi all'indietro o lo scambio di scarpe tra madre e figlia, parte del percorso di crescita che Elisa e Anna hanno perso.
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